progetto

URBANO UMANO
Pasolini e nuove forme di città

organizzazione
a cura di Teatro Bastardo

Progetto realizzato con il contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Struttura di missione per la valorizzazione degli anniversari nazionali e della dimensione partecipativa delle nuove generazioni

— periodo di durata dell’attività
aprile 2024- gennaio 2025

— progettisti/curatori/staff
Curatrici Giulia D’Oro e Flora Pitrolo
Regista Mario Estrada
Assistenza tecnica Roberta Milazzo
Foto e video Stefania Mazzara e Giorgio Varvaro

Le riprese sono state realizzate nelle città di Gibellina, Salemi e Vita (TP)


Regista ospite
Mario Estrada

Diario di progetto
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Bibliografia / Giornate di studio
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sintesi
Traendo spunto dal documentario Pasolini e la forma della città (1974), attraverso lo studio collettivo e nuovi linguaggi artistici professionali e vernacolari, vogliamo raccontare/ri-disegnare la forma della città di Gibellina Nuova.
Nel documentario, trasmesso dalla Rai il 07/02/1974, Pasolini osserva con Ninetto Diavoli le città di Orte e di Sabaudia, ponendole come casi di studio opposti e complementari di trasformazione urbanistica e resistenza. Analizzando le forme delle due città dall’esterno, il loro rapporto con il paesaggio naturale, la logica urbanistica secondo la quale sono costruite e il modo in cui vengono vissute nella vita quotidiana dei loro abitanti, Pasolini giunge alla conclusione che Orte è stata vittima di un turbamento della forma tra gli anni ’60 e ’70, scalfita profondamente nella sua identità dalle nuove costruzioni; Sabaudia, invece, nonostante sia stata prodotta dal regime fascista, trova le sue radici in una realtà italiana rustica e provinciale che risulta miracolosamente non-omologata.
Provando a estendere il ragionamento di Pasolini – utilizzandolo quindi come “metodo” applicabile anche ad altre realtà – il progetto Urbano Umano prende in considerazione Gibellina come terzo caso studio, da indagare insieme ai giovani che vi sono nati e che, nel loro abitare e nella loro formazione, sono portatori di un’esperienza di tutt’altra forma di città: qui il rapporto con la natura è filtrato dall’esperienza di un terremoto ma sopravvive comunque in una cultura agricola; il paesaggio architettonico utopista domina il vivere quotidiano; quella che Pasolini chiamava “l’umile cosa” del sapere artigiano convive con la sperimentazione architettonica accademica.
In che modo possiamo intendere Gibellina e la valle del Belìce secondo la sensibilità pasoliniana? In che modo si può parlare, a Gibellina, di turbamento, di forma e di confine? Che cosa Gibellina ha in comune con altre città del mondo colpite da calamità simili, e cosa ha di diverso? Cosa può insegnarci sui temi di distruzione e ricostruzione? In che modo luoghi come Gibellina destabilizzano l’idea di forma urbana, e in quale misura può questa destabilizzazione esserci utile nella vita quotidiana?

 


modalità/obiettivi
L’orizzonte progettuale vuole mettere a sistema un dispositivo pedagogico e creativo riproducibile – secondo le specificità del caso – anche ad altri contesti nazionali ed internazionali: l’intento è di sviluppare una metodologia per la diffusione e la ri-valorizzazione continua del pensiero pasoliniano che possa perdurare oltre gli anniversari e le celebrazioni estemporanee, iniziando a costruire altresì un archivio di nuove opere e nuovi approcci legati al tema della città e della sua forma sociale ed estetica.
Il progetto è rivolto agli studenti dell’ultimo anno e ai giovani di Gibellina e della provincia di Trapani. Prevede due giornate di studio collettivo dedicati alla conoscenza delle figura di Pasolini e due giornate di laboratorio con un video artista durante le quali si proverà a dare espressione alla propria visione della città.